Academy
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Sta cambiando il mondo,
sta cambiando il lavoro.
Stiamo cambiando noi

Stiamo vivendo gli albori di due grandi rivoluzioni -o meglio, transizioni- per l’economia e la società: quella digitale e quella ecologica, strettamente collegate tra loro. La transizione ecologica, infatti, è iperconnessa a quella digitale e non è un caso che risorse e timori siano per lo più indirizzati verso queste trasformazioni che impattano sul mondo del lavoro, cambiandolo in maniera evidente e duratura. Nella complessità delle sfide alle quali si deve far fronte, solamente il dialogo costruttivo tra le parti permette di pianificare obiettivi ambiziosi e raggiungere risultati seri, essendo in grado di governare questo scenario e quelli che verranno. In conseguenza di ciò, per evitare che lo slancio, l’effetto dirompente delle transizioni incida in modo negativo sul lavoro e sulla società, la formazione e le politiche attive giocheranno un ruolo fondamentale. Ecco perché puntare sulla formazione è un investimento tutt’altro che di secondo piano. Tuttavia, formazione non vuol dire soltanto istruzione, percorsi accademici, specializzazioni. Significa anche re-skilling, riqualificazione, adattamento, valorizzazione di competenze e percorsi personali oltre che professionali. Un sistema allo stesso tempo naturalmente semplice e complesso di interazioni tra sistema educante, formativo, culturale, professionale che dà prioritariamente valore alle persone, creandosi e ri-creandosi in continuazione in un sano circolo ecologico e sostenibile. Gli stravolgimenti, però, hanno bisogno di cultura e formazione per essere interpretati, gestiti, governati. Anche da questo punto di vista, quindi, è fondamentale prestare attenzione a come vengono impiegate le risorse rese disponibili dal P.N.R.R. ed orientate alla formazione. Con un occhio ai movimenti del mercato del lavoro, alle nuove professionalità e ai nuovi approcci organizzativi che evolvono di pari passo.

Digitalizzazione, intelligenza artificiale,
sostenibilità ed economia circolare devono
entrare in azienda solo se creano valore.

Gli investimenti in formazione non sono utili soltanto a migliorare la produttività del lavoro e l’adeguamento alle nuove tendenze globali: molto si gioca anche sulla capacità di essere attrattivi per i talenti. Secondo alcune indagini circa il 50% dei lavoratori valuterebbe di cambiare lavoro in cambio di più avvincenti opportunità formative in un’altra azienda; e oltre il 60% considera la formazione e la possibilità di aggiornare e migliorare le proprie competenze un elemento fondamentale per la scelta di rimanere. Quando si tratta di scegliere in che azienda andare a lavorare le nuove generazioni indicano come priorità, subito dopo l’equilibrio vita-lavoro, la possibilità di ricevere opportunità formative e di sviluppo delle competenze. Per queste ragioni se si vuole essere aziende attrattive è importante dimostrare che la propria realtà aziendale crede nell’apprendimento continuo e nella progettazione di percorsi di formazione. Occorre permettere alle persone di essere nelle migliori condizioni per affrontare le nuove sfide di un mercato del lavoro sempre più rapido e in continuo cambiamento, aprendo la strada per il passaggio a ruoli diversi all’interno dell’azienda che permettano di arricchire il bagaglio professionale di ognuno. Tutto ciò premesso, digitalizzazione, intelligenza artificiale, sostenibilità ed economia circolare devono entrare in azienda solamente se creano un reale valore aggiunto alla professionalità del dipendente tanto quanto alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti. Devono divenire i tasselli fondanti di un mosaico conoscitivo e comportamentale in continua evoluzione che mostri in ogni momento, incastro dopo incastro, la volontà di costruire la direttrice del successo per l’immediato futuro, rimanendo allineati al linguaggio comune delle aziende che investono nella formazione continua dei propri capitali intangibili: le persone.
Non per forza occorre essere aziende strutturate per progettare un buon percorso di ingresso in cui la nuova risorsa viene introdotta alla struttura aziendale e alle attività che dovrà svolgere. Si tratta di un processo che coniuga aspetti formativi, volti a rendere pienamente operativa e autonoma la persona, ed aspetti relazionali, volti ad integrare la nuova risorsa anche dal punto divista delle relazioni e della cultura dell’azienda

Passi da seguire

Passi da seguire

Pre-board

Attivare i contatti quando la nuova risorsa non ha ancora mosso i primi passi in azienda: fornire le info utili per l’arrivo, sistemare l’ordinaria burocrazia ecc. È un modo semplice, eppure molto utile, per rompere il ghiaccio e mostrarsi aperti e ricettivi

Affidamento del Tutor

Si tratta di una figura che ha la responsabilità di fornire le informazioni base rispetto all’azienda e di avviare la persona allo svolgimento delle attività. La figura ideale è un soggetto che svolge in pieno o in parte lo stesso lavoro della nuova risorsa

Definizione degli Obiettivi

Definire le attività che devono essere svolte e gli obiettivi da raggiungere: sono i primi aspetti da avere ben chiari nella progettazione di un percorso di Onboarding. Mettere nero su bianco questi elementi sarà di aiuto alla nuova risorsa per avere un quadro generale, nonché per all’azienda per monitorare e verificare gli avanzamenti

Feedback e confronto

Raccolte le informazioni base, assegnato il Tutor e definiti gli obiettivi, è importante instaurare una cultura del feedback e dell’ascolto al fine di creare le condizioni di un confronto continuo tra le parti

Timing

Una programmazione troppo rigida può essere poco efficace. Definire in anticipo gli step e seguire il programma è importante; occorre tuttavia allenare anche un giusto senso di adattamento che rispetti i tempi e i ritmi di ogni persona, allo scopo di agevolare la maturazione del potenziale di ciascuna risorsa

L’Attività formativa dell’Academy di Systems si declina in tre marco-aree di intervento;

Sicurezza

Green

Digital

potendo contare sulla disponibilità di piattaforme e-learning interattive ad uso esclusivo oppure di proprietà di partners per le quali l’Academy ha in convenzione la fruizione di contenuti formativi. L’Academy inserisce la propria attività al livello dello step di Onboarding che riguarda la DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI formativi e da questo muove per costruire la propria offerta formativa sulle tematiche di oggettiva ed imprescindibile necessità, in merito alla formazione delle nuove risorse, proponendo ai neo-assunti e alle risorse già presenti in Azienda percorsi naturalmente personalizzabili e finalizzati a:

Allineare le competenze di base

Adeguare i linguaggi utilizzati

Creare e valorizzare la conoscenza individuale ed organizzativa

Partendo allora dalla formazione obbligatoria in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro, combinata con l’alfabetizzazione in merito alle competenze riferibili alla sostenibilità ambientale (in partnership con SCOA-Toroto) ed alla transizione digitale, punta a trasformare il processo formativo in un volano di creazione continua di valore condiviso, basato a sua volta sulla semplicità espositiva e sulla chiarezza degli intenti.
In merito a quest’ultima prerogativa, fondamentale risulta essere pertanto l’analisi dei BISOGNI FORMATIVI intrapresa dai consulenti dell’Academy attraverso una metodologia di indagine largamente condivisa e consolidata, adattata alle peculiarità della realtà aziendale osservata.
In tempi molto rapidi l’azienda ha la possibilità di prendere consapevolezza in merito alle aree di intervento e può così pianificare il percorso formativo più congeniale alle esigenze e alle risorse interessate.
Deve condurre alla definizione degli obiettivi formativi, intesi come risposta al divario esistente tra abilità, conoscenze e competenze possedute da un soggetto oppure un gruppo e quelle che dovrebbe possedere per raggiungere standard di prestazioni lavorative riconosciute ottimali dall’Azienda per rispondere adeguatamente ai bisogni di funzionamento dell’organizzazione, così come alla creazione di un output di prodotto e servizio. L’attività metodologica con cui si effettua la raccolta e l’analisi dei bisogni formativi è essenzialmente relazionale: deve permettere l’incontro dei diversi attori e delle diverse istanze in gioco, in un continuo movimento negoziale e a volte conflittuale, certamente non lineare.

Focus sul risultato

Focus sul risultato

L’attenzione è posta sui fabbisogni lavorativi (ciò che le persone devono FARE)
L’acquisizione di conoscenza e competenze è il mezzo per conseguire un obiettivo

Orientamento all’intero processo, non al singolo evento formativo

Assenza di soluzioni precostituite:
la formazione è una delle POSSIBILI leve di apprendimento

Il successo è misurato in termini di contributo al miglioramento dei risultati e di impatto operativo La conoscenza entra in Azienda soltanto se crea (o mantiene) valore

L’analisi dei Bisogni Formativi, oltre che un metodo di lavoro, è anche e soprattutto una CO-COSTRUZIONE di senso condivisa rispetto alla quale l’intervento formativo così come i suoi possibili risultati vengono legittimati.

Allineare le competenze ed uniformare i linguaggi sulla transizione ecologica e digitale.
La costruzione di un reale valore aggiunto parte da qui.

Le potenzialità offerte dal nuovo paradigma digitale appaiono cruciali per mitigare la pressione dell’uomo sull’ambiente e la promozione di modelli di economia circolare e di processi di virtualizzazione e dematerializzazione rappresentano solamente alcuni dei numerosi benefici ambientali ottenibili con la rivoluzione digitale. La progressiva integrazione delle nuove tecnologie digitali all’interno dei processi produttivi è allora una concreta opportunità per incrementare i livelli di sostenibilità aziendale. Strumenti digitali come l’IoT, i Big Data e la costellazione delle tecnologie 4.0, promuovono l’adozione di modelli di Economia Circolare basati sull’efficientamento energetico dei processi e sull’estensione della vita utile di prodotti e materiali tramite pratiche di riciclo e riuso. Le competenze sono innegabilmente coinvolte eppure, come sempre accade agli inizi di una rivoluzione, il cambiamento comincia utilizzando lo stesso linguaggio e condividendo le chiavi di lettura per comprendere ciò che è in atto.
Il concetto di competenza da sempre si muove su più piani ed abbraccia ambiti diversi: in generale, si può dire che una competenza in campo lavorativo sia la capacità di compiere un’attività correttamente, mettendo in atto un gruppo di abilità, impegno e conoscenze in una situazione determinata. Analogamente, in qualunque tipo di attività lavorativa è necessario applicare delle consegne prescrittive e sempre più le competenze sono da intendere come “saper agire in situazione”. Ne consegue che la competenza è strettamente connessa alla singola persona che la possiede e la mette in atto e, tuttavia, deve essere necessariamente correlata al contesto. Per portare a termine il proprio compito, ovvero mettere in atto la propria competenza, il lavoratore dovrà avvalersi del contesto in cui opera, degli strumenti tecnici e operativi che fanno parte del suo ambiente lavorativo, delle competenze degli altri colleghi e, finalmente, di una base comune di sapere condiviso, sul quale costruire i nuovi livelli di performance e gli obiettivi collettivi. È evidente quindi che il valore aggiunto conferito a qualsiasi attività professionale dalle competenze trasversali in merito ai temi della formazione obbligatoria sulla sicurezza, della transizione ecologica e della trasformazione digitale, risiede proprio nella possibilità di interagire e condividere intenti, abilità e linguaggi, estesa a tutti i livelli e posizioni in azienda, nessuna esclusa, in virtù di una R-Innovata capacità espressiva e riflessiva che un percorso formativo costruito attorno a queste tematiche sa lasciare nelle abitudini e nei comportamenti di ciascuna risorsa.